Lorenzo de’ Fazoli, Madonna con Santi

Lorenzo de' Fazoli, Madonna con santi

Autore : Lorenzo de' Fazoli ( Lorenzo Fasolo )

Titolo dell'opera: Madonna con i Santi Pietro martire, Domenico e Raimondo da Capua

Data : XV-XVI sec.

Ubicazione: Chiesa di Santa Maria di Castello ( Genova )

Dimensioni : l'affresco originale, di cui questa sezione faceva parte, occupava tutta l'estensione delle pareti del dormitorio del convento di S. Domenico in Genova ( ora demolito )

Tecnica: affresco

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Descrizione dell'opera

“ Avvenne un giorno del 1380 mentre il beato Raimondo da Capua pregava con fervore dinanzi a detta Santissima Vergine- Raimondo aveva predicato in Genova una crociata contro gli scismatici in favore di Urbano VI, e perciò si avevano timori per la sua vita –ad un tratto vide chiaramente l’Anima della Santa Caterina da Siena, circondata da grande splendore, la quale gli diceva, come a colui che era stato suo confessore:’Sii forte d’animo, Raimondo, godi e rallegrati perché io, ascendendo al cielo sarò sempre tua ausiliatrice’ “(W. Piastra “Storia della chiesa e del convento di S.Domenico in Genova”).

Così padre De Agostini riporta il fatto miracoloso che sarebbe accaduto all’interno del dormitorio del monastero di S.Domenico in Genova, nel quale San Raimondo da Capua, religioso dell’Ordine dei frati predicatori oltre che confessore e discepolo di Santa Caterina da Siena, pregando di fronte ad un’immagine affrescata della Vergine, avrebbe avuto la predizione della morte prossima della Santa e la propria nomina a Maestro generale dei Domenicani. Da quel giorno pare, infatti, che l’Immagine della Vergine fu quotidianamente venerata dai frati del convento, e successivamente, fu fatto anche erigere un altare in quel luogo. Questa immagine della Vergine, di cui si legge nelle fonti, fa pensare all’affresco del XV-XVI secolo[[1]] recentemente attribuito al pittore pavese Lorenzo de’Fazoli da parte di Jean de Foville all’interno della sua monografia “Genes” (Parigi, 1907) e conservato a tutt’oggi nella chiesa genovese di S. Maria di Castello, alla quale fu consegnato nel 1894 dal municipio di Genova, dopo essere stato staccato dalla parete originaria in cui era collocato a causa della soppressione della chiesa e del relativo convento di S.Domenico intorno ai primi dell’ Ottocento. Risulta, infatti, da atti notarili di commissioni di opere e testimonianze pubblicate e rintracciate da Alizeri e Majocchi che Lorenzo (Pavia 1463) giunse a Genova nel 1495-1496 insieme al figlio Bernardino e fu attivo nel territorio ligure fino al 1516, data presunta della sua morte. Artista di formazione lombarda, il suo linguaggio creativo si muove tra formule compositive sostanzialmente debitrici del Bergognone e del Foppa, come è evidente dalla larghezza di impianto, da una certa durezza grafica e dagli effetti plastici, con i quali modella le figure, e che caratterizzano le sue opere. In seguito all’arrivo in Liguria, nonostante facesse parte della comunità dei pittori pavesi a Genova, solida e strettamente legata alle proprie radici culturali, il de’Fazoli fu comunque allo stesso tempo molto attento alle diverse componenti del frammentario panorama figurativo della nuova città in cui andava ad operare. L’evoluzione principale relativamente al linguaggio figurativo adoperato da Lorenzo volge progressivamente verso una maggiore morbidezza del modellato, attraverso una nuova attenzione alla definizione naturalistica dei personaggi, e a un’accentuazione di quel chiaroscuro “fumoso” e avvolgente di matrice tipicamente foppesca, utilizzato per adombrare le tonalità cromatiche più vivaci, fino a giungere a un linguaggio pacato e sereno d’impronta quasi classicista. Purtroppo nessuna delle numerose opere citate nei documenti ci è pervenuta e la conoscenza e la ricostruzione della personalità artistica di questo pittore si basa solamente sullo studio di due opere datate e firmate: il “Compianto di Cristo” nella Chiesa delle Clarisse di San Bernardino a Chiavari(1508) e la “Genealogia della Vergine”realizzata per la Chiesa di S.Giacomo a Savona e ora conservata nei depositi del Louvre(1513). Tra le opere che per assonanze stilistiche vengono attribuite a questo artista (circa una mezza dozzina) troviamo anche la già citata “Madonna con i Santi Domenico, Pietro martire e Raimondo da Capua”, situata attualmente nella controfacciata di S. Maria di Castello a sinistra del portale centrale d’accesso. Come detto si tratta di un affresco staccato e in buone condizioni di conservazione, che rappresenta al centro una Maestà, ossia una Madonna in trono con bambino, con ai lati S.Domenico e S.Pietro martire in posizione eretta e la figura di S.Raimondo da Capua, resa con dimensioni minori e probabilmente aggiunta successivamente, genuflessa nell’angolo inferiore sinistro (ai piedi di S.Domenico) e rivolta con atteggiamento orante verso la Vergine. La Madonna[[2]] , secondo una tipologia iconografica che si diffonde nel panorama artistico intorno al XIII secolo, risulta seduta su un trono in marmo finemente lavorato, posto su una pedana e stagliato su un drappo di stoffa giallo, avvolta in uno scuro mantello con cappuccio con interni verdi, sotto il quale si intravede una veste rossa, decorata con un semplice motivo che si ripete identico per tutta la sua estensione. E’ soprattutto in questo particolare che si riesce a cogliere l’uso come caratteristica formale di un segno particolarmente incisivo da parte dell’artista , attraverso il quale modella il manto della Madonna con profili taglienti, come se si trattasse di una lamina metallica. Come nelle rappresentazioni tipiche dell’arte bizantina, la Vergine, nella cui fisionomia del viso e nell’atteggiamento malinconico sono particolarmente evidenti i modi stilistici derivati dal Bergognone, assume una posizione ieratica e frontale, esaltata ancor più dalle dimensioni monumentali della figura e dal forte risalto plastico dei volumi. Ella tiene in braccio un Gesù bambino dalle forme tondeggianti, che ricorda gli angeli sodi e grassocci dipinti da Zenale, totalmente voltato verso lo spettatore, in posizione eretta e completamente vestito con una corta tunica gialla fermata in vita da una fascia azzurra, che ripresenta un motivo decorativo simile a quello della veste della madre. Questi colori particolarmente brillanti contrastano cromaticamente in modo forte ed evidente con il nero, utilizzato dell’artista per lo sfondo, i soprabiti dei Santi e il mantello della stessa Madonna, e che vengono smorzati attraverso l’applicazione del già citato chiaroscuro “fumoso”, che contribuisce a creare un’unità formale e un’atmosfera crepuscolare e commossa. Queste due figure, inoltre, sono collegate, oltre che per la vicinanza fisica, anche attraverso il libro aperto che la Madonna regge e che il bambino sfoglia con una mano, mentre con la destra fa il gesto di benedizione latino (pollice, indice e medio rivolti verso l’alto mentre le altre due dita sono piegate verso l’interno), simbolo di protezione e salvezza divina trasfusa sugli uomini. Iconograficamente nell’arte sacra questo libro d’ore di piccolo formato rimanda a modalità più intime e private di preghiera e devozione, e il fatto che sia aperto lo rende uno strumento contingente, cioè metafora del proprio contenuto, e l’azione dello sfogliare da parte del bambino allude alla continuità tra l’immagine e la parola scritta. Il volto di entrambi, inoltre, non è rivolto verso la pagina del codice ma verso lo spettatore, indicando così il superamento della parola e lo stato di estasi contemplativa raggiunta attraverso la lettura dei testi sacri. A destra del trono si trova la figura di S. Pietro martire o da Verona[[3]], predicatore dell’ordine dei domenicani, vissuto nella prima metà del Duecento, e particolarmente attivo nella lotta alle eresie. Risulta che il Santo, durante uno spostamento a piedi da una città ad un’altra, fu raggiunto da dei sicari che lo uccisero in modo violento nella foresta di Barlassina con una roncola. Si dice inoltre che, prima di morire, Pietro intinse il dito nel proprio sangue e scrisse sul terreno la parola “credo”. Costui in abito domenicano (tunica bianca con mantello nero), in piedi con il corpo leggermente voltato verso l’interno con mani giunte in direzione della Vergine e un piede posto sulla pedana che rialza la figura della Madonna rispetto a quelle dei Santi, presenta gli attributi iconografici tipici del proprio martirio: falcastro conficcato nella testa, palma simbolo del martirio in mano e un libro chiuso, attributo simbolico della cultura e del sapere del Santo, solitamente recante, ma non in questo caso, la parola “credo”. A sinistra della Vergine troviamo, invece, la figura di S.Domenico da Guzman[[4]]fondatore dell’Ordine dei frati predicatori, i Domenicani, vissuto alla fine del Cento e all’inizio del Duecento. Anch’ egli è rappresentato in piedi accanto al trono, voltato verso la Madonna, nell’atto di presentare S. Raimondo e con i suoi simboli iconografici distintivi: abito domenicano e giglio in una mano come simbolo di purezza ed innocenza. In questo caso il Santo non presenta la stella sulla fronte, simbolo di sapienza, con cui solitamente viene rappresentato. All’interno di questo affresco Domenico tiene in mano un codice rilegato di grosse dimensioni, probabilmente un volume delle Sacre Scritture, aperto e rivolto verso lo spettatore, per invitarlo, in un qualche modo, alla lettura della pagina che mostra. Ai suoi piedi si trova, come già accennato, la piccola figura di S.Raimondo da Capua[[5]] , totalmente voltato di profilo e inginocchiato con mani giunte verso la Madonna in segno di reverenza e umiltà. Questa sua posizione, nonché le diverse dimensioni con cui è rappresentato rispetto agli altri Santi, ricorda molto il modo in cui, all’interno delle opere, vengono posti i ritratti dei committenti, solitamente in coppia, uno per angolo inferiore, e spesso accompagnati dai propri santi eponimi, posti alle loro spalle e che ne indicano il nome.

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Fonti

  • F. Alizeri, "Notizie dei Professori del Disegno dalle origini al secolo XVI", Genova 1870-1880;II, 1873, pp. 237-238, p. 241, pp. 249-250.
  • Padre De Agostini in "Storia della chiesa e del convento di S. Domenico in Genova" a cura di William Piastra, Genova, 1970, p. 73.

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Bibliografia

  • Poleggi E., "Santa Maria di Castello e il romanico a Genova", Genova, 1973
  • Piastra W., "Storia della chiesa e del convento di S. Domenico in Genova", Genova, 1970
  • Sanguineti D., "Santa Maria di Castello: chiesa e convento", Genova, 1960
  • De Floriani A., "Verso il Rinascimento" in "La pittura a Genova e in Liguria: il Quattrocento" a cura di Algeri G., Genova, 1991, pp. 442-444
  • Castelnovi G. V., "Il Quattrocento e il primo Cinquecento" in "La pittura a Genove e in Liguria", I, a cura di Bozzo Doufour Colette, Genova, 1987, p. 174
  • Algeri G., De Floriani A., "La pittura in Liguria. Il Quattrocento", Genova, 1992
  • de Foville J., "Genes", Parigi, 1907
  • De Beni R., "Precisazioni su Lorenzo e Bernardino Fasolo", in "Studi di storia delle arti", N° 9, pp. 27-38

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Compilatore

Nome compilatore Martina Minetti

Data 30. 11. 2010

Nome revisore Gabriele Lo Nostro

Responsabile Maurizia Migliorini

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Immagini

Particolare: S. Domenico

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Particolare: S. Domenico

Particolare: S. Pietro martire

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Particolare: S. Pietro martire

Particolare: S. Raimondo da Capua

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Particolare: S. Raimondo da Capua

Madonna con i Santi Pietro martire, Domenico e Raimondo da Capua

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Madonna con i Santi Pietro martire, Domenico e Raimondo da Capua

Particolare: Madonna con bambino

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Particolare: Madonna con bambino

Ultimo aggiornamento 26 Ottobre 2022